Reggio Calabria, lì 12 Aprile
2007
Oggetto: Risultati indagine conoscitiva sulla presenza
di studenti di cittadinanza non italiana e rom iscritti
nelle scuole di ogni ordine e grado della Provincia
di Reggio Calabria nell'anno scolastico 2006-2007.
In questi giorni il Coordinamento provinciale per
le Politiche Giovanili dell'Ufficio Scolastico Regionale
per la Calabria ha presentato i risultati dell'ultima
indagine riferita all'anno scolastico in corso sugli
alunni con cittadinanza non italiana e sugli alunni
rom presenti nelle scuole di ogni ordine e grado della
provincia di Reggio Calabria. Gli esiti confermano che
anche sul nostro territorio la multietnicità
è divenuta una realtà significativa della
scuola reggina e, per di più, in continua crescita.
Nell'indagine i dati si riferiscono solo agli alunni
con cittadinanza non italiana. Di conseguenza non sono
stati rilevati i dati relativi agli alunni "adottati"
e ai figli di coppie miste.
In crescita vertiginosa
Le prime rilevazioni di alunni non italiani nelle scuole
italiane risalgono all'83/84,quando ne furono contati
6.104. In 20 anni gli alunni non italiani sono aumentati
passando a 282.683, praticamente il doppio rispetto
all'a.s. 2000-2001.
Nell'anno scolastico 2004/2005 si contavano 361.576
allievi.
Nel 2005/2006 erano 431.211, come risulta dall'ultima
indagine del Ministero della Pubblica Istruzione .Rispetto
all'anno precedente si è registrato un incremento
del 20,7%.
Il 90,3 di alunni stranieri frequenta scuole statali,il
restante 9,7% è iscritto in scuole non statali.
L'anno scorso l'incidenza del fenomeno sulla popolazione
scolastica italiana è stato del 4,8%. Tenendo
conto del trend in atto,la presenza media ipotizzata
di allievi stranieri nel 2010/2011 sarà di 747.000
(pari all'8,3% della popolazione scolastica).
Sempre dai dati ministeriali riferiti all'anno scolastico
trascorso, è l'Emilia Romagna ad ospitare la
percentuale più alta di alunni immigrati con
il 9,5%,seguita dall'Umbria con l'8,9% e la Lombardia
con l'8,1%. Al 12° posto tra le regioni la Calabria
con l'1,4%.
Negli ultimi anni si può, dunque, rilevare come
la crescita, da lenta e graduale, quale era stata per
oltre un decennio, è stata velocissima, se non
tumultuosa.
La scolarizzazione di stranieri tenderà a consolidarsi
e ad aumentare. Gli alunni non italiani ora alla scuola
materna ed elementare - le nuove leve scolastiche -
rappresentano i due terzi del totale di alunni stranieri.
Il futuro inter-etnico siede già sui banchi di
scuola. Ed anche sui banchi delle scuole reggina.
I dati della provincia di Reggio Calabria
relativi all'anno scolastico 2006-2007
Le scuole di ogni ordine e grado della provincia di
Reggio Calabria sono frequentate nel corrente anno scolastico
da 1.934 allievi con cittadinanza non italiana su un
totale di 84.274 alunni iscritti .(Tab.3)
Costituiscono il 2,29% del totale (Tab.1). Di questi
1.012 sono maschi, pari al 52%, le femmine 922, pari
al 48%.(Tab.11).
Nell'anno scolastico 1998/99 erano 377; nel 1999/2000
erano 486; nel 2001/2002 erano 642; nel 2002/2003 erano
913; nel 2003/2004 1057 ; nel 2004/2005 1.166; nel 2005/2006
1.385 (Tab.4).
L'incremento percentuale delle iscrizioni di alunni
stranieri in questo anno è stato del 39,64% (Tab.5).
Da dove vengono
Il quadro ricavabile dai dati dell'indagine riflette
una vera e propria ONU disseminata nelle aule scolastiche
del Paese.
Sono 70 le nazionalità diverse degli alunni presenti
nelle scuole dell'intero territorio reggino: una varietà
di lingue, culture, etnie, razze (Tab.13).
Sul totale di 1.934 allievi la provenienza per continente
si distribuisce come segue:dall'Europa 1.022 , pari
al 52,84%, di cui Unione Europea 516, pari al 21,16%;
dall'Africa 539, pari al 27,87%; dalle Americhe 67,
pari al 3,46%; dall'Asia 299, pari al 15,46%; dall'Oceania
7, pari allo 0,36%.(Tab.12).
Lo stato estero più rappresentato è il
Marocco con 491 presenze. (Tab. 13).
Seguono, poi, Romania con 357, Ucraina 153, Bulgaria
108, Filippine 99, India 97, Polonia 87, Albania 81,
Russia 74 , Cina 65.
Presenze più ridotte dalla Germania, Moldavia,
Macedonia, Seychelles, Bielorussia, Nigeria, Tunisia,
Argentina, e via a scalare da altri Paesi :Brasile,
Francia, Messico etc.
Distribuzione sul territorio per distretti
scolastici
Il maggior numero di allievi stranieri risiede nel
distretto di Reggio Calabria con 806 presenze; seguono
i distretti di Palmi con 222 , Bova con 219 , Locri
con 202 , Polistena con 158, Taurianova con 126, Villa
S.G. con 115, Roccella con 69 e Gioiosa Ionica con 17.
(Tab.14).
La presenza di minori stranieri provenienti dal Marocco
prevale nel distretto scolastico di Reggio Calabria
(195), di Bova (88), di Palmi (62), di Roccella I. (23).
Maggiore presenza di Ucraini (10) nel distretto di Gioiosa,di
Indiani (31) nel distretto di Locri, di Rumeni nei distretti
di Polistena (47) e Taurianova (36)(Tab.14 - 23).
Distribuzione sul territorio per Comune
Il Comune di Reggio Calabria ospita il maggior numero(791)
di presenze di scolari con cittadinanza non italiana,
seguito a ruota da Palmi (95), Locri (85) , Condofuri
(78) ,Gioia Tauro (72), Polistena (67) ,Villa S.G. (66),
Melito P.S.(51) e così via.(Tab.24).
Distribuzione per ordine e grado di scuola
Gli iscritti stranieri sono ormai una caratteristica
di tutti gli ordini di scuola, dalle materne alle superiori,
anche se comprensibilmente tutti i gruppi etnici hanno
il peso più preponderante nel primo ciclo di
studi,in particolare nella scuola dell'infanzia (232),
nella scuola elementare (886),nella scuola secondaria
di primo grado (420), nella scuola secondaria di secondo
grado (309), nei centri territoriali permanenti (110).(Tab.
6-7-8-9-10).
Tra le istituzioni scolastiche del primo ciclo di studi
che denunciano la maggiore presenza di minori stranieri
con oltre cinquanta presenza sono: l'Istituto Comprensivo
statale Condofuri -Roghudi con 78 allievi e la Scuola
Media Statale "Alcide De Gasperi" di Reggio
Calabria , dove peraltro è presente il CTP, con
63 alunni.(Tab.25).
A seguire il 1° Circolo di Gioia Tauro e la Direzione
didattica di Polistena con 41, e la Direzione didattica
di Bova con 40.
Tra le scuole superiori, l'Istituto di istruzione superiore
"Mottareale" di Reggio Calabria con 23, l'I.T.C.
"Piria" di Reggio Calabria con 22, l'Istituto
Magistrale "Gulli" di Reggio Calabria , l'Ipsia
"Fermi" di Reggio Calabria e l'IPSIA di Siderno
con 20.
Per quanto attiene la tipologia dell'istituto superiore,
la presenza degli allievi stranieri risulta maggiore
nell'istruzione professionale, a seguire negli istituti
tecnici e nei magistrali.
Tra tutti gli ordini di scuola, considerato il naturale
sviluppo degli inserimenti attuali, saranno gli istituti
di istruzione secondaria di secondo grado ad essere
maggiormente interessati da incrementi di popolazione
scolastica non italiana.
Se infatti si considera l'andamento delle presenze nei
diversi ordini di scuola dal 1997/98 a tutto il 2006/2007,
si può constatare come sia proprio la scuola
secondaria di 2° grado ad avere maggiori aspettative
di incremento, per effetto dell'onda lunga di scolarizzazione
straniera che ha interessato gli ordini di scuola immediatamente
inferiori.
Ripetenze segnalate sul totale degli
alunni stranieri iscritti
Incoraggianti sembrano , comunque, i dati relativi
alle ripetenze. Sul totale degli iscritti l'80,26% risulta
non ripetente per l'anno in corso, il 3,39% ripetente,
non segnalate il 16,35%.(Tab.26). Relativamente al totale
del primo ciclo di studi i non ripetenti costituiscono
l'80,26%, i ripetenti il 3,39%, i non segnalati il 16,35%.(Tab.27)
Per il secondo ciclo scolastico i non ripetenti costituiscono
il 91,21%,i ripetenti il 2,75%, i non segnalati il 6,04%.(Tab.28).
Presenza di alunni Rom
Nell'ambito della rilevazione dell' Ufficio di Coordinamento
provinciale per le Politiche Giovanili dell'USR Calabria
è stato richiesto alle scuole reggine di segnalare
anche la presenza degli alunni nomadi.
Ebbene, gli alunni nomadi, che frequentano il sistema
scolastico pubblico dalla materna alle superiori nell'anno
scolastico in corso sono 495 (Tab.3), lo 0,59% del totale
degli alunni iscritti nelle scuole di ogni ordine e
grado della provincia reggina (Tab.1). Di questi 495,
239 sono maschi, il 48%, e 256 femmine , il 52% (Tab.29).
Nell'anno scolastico 1999/2000 erano in totale 410 ;
nel 2003/2004 425.
La maggiore presenza scolarizzata di minori rom si registra
nella scuola primaria con 235 allievi; a seguire nella
scuola media inferiore con 110, quindi nella scuola
dell'infanzia con 95, nella scuola superiore con 17,
e nei ctp con 38.(Tab.6-10).
La distribuzione percentuale delle presenze degli alunni
Rom per distretti scolastici nella provincia evidenzia
che il 62,03% è concentrato nel distretto di
Reggio Calabria, il 12,45% nel distretto di Locri, il
9,54% nel distretto di Gioiosa Ionica, il 9,13% nel
distretto di Palmi, il 6,64% nel distretto di Bova,
lo 0,21 nel distretto di Taurianova. Non si registrano
presenze nei rimanenti tre distretti di Polistena, Roccella
Ionica e Villa San Giovanni.(Tab.30).
Le scuole dove si registra la maggiore incidenza di
presenza è verificabile nella tabella n°
31.
Solo nella Direzione didattica "Telesio" di
Reggio Calabria sono 80. Seguono l'Istituto comprensivo
di Marina di Gioiosa con 46, la Direzione didattica
1° Circolo di Gioia Tauro e la Direzione didattica
"Galluppi" di Reggio Calabria con 40, l'Istituto
comprensivo di Brancaleone con 37, la Direzione didattica
"Carducci" di Reggio Calabria con 31 e la
Scuola Media "Bevacqua" di Reggio Calabria
con 30.
Per quanto riguarda le ripetenze, sul totale segnalato
la percentuale dei non ripetenti per l'anno in corso
è del 46,68%, dei ripetenti è del 10,58%.
La percentuale dei casi non segnalati è del 42,74%.(Tab.
32).
Sulle frequenze del primo ciclo di studi la percentuale
dei non ripetenti è del 47,26%, dei ripetenti
è del 9,63%, dei non segnalati è del 43,11%.(Tab.33).
Relativamente al secondo ciclo, la percentuale dei non
ripetenti è del 28% , dei ripetenti del 36%,
dei non segnalati del 36%.(Tab.34).
Alcune brevi note sull'indagine svolta
Tre sono gli aspetti notevoli in materia di politica
scolastica, formativa e generale:
1) la tendenza all'incremento
2) l'effetto di concentrazione
3) la moltiplicazione delle provenienze
1) In tabella 4 è possibile notare come dal
1998 (primo anno nel quale vengono raccolti dati sistematici)
al 2006 il numero di alunni stranieri iscritti passa
da 377 a 1934. La velocità di crescita è
notevole e suggerisce alcune domande sulla capacità
di gestire un cambiamento così rapido:
1. Le scuole sono attrezzate ad accogliere e non
discriminare un numero crescente in modo esponenziale
di alunni di altre nazionalità e altre lingue
madri?
2. Quali procedure e linee guida sistematiche sono
state adottate per garantire il diritto allo studio?
3. Quali politiche attive di interculturalità
sono state sperimentate?
In assenza di risposta a queste domande è evidente
che la loro riproposizione diviene materia di programmazione
sia locale sia regionale, perché il fenomeno
incrementale è particolarmente evidente nelle
regioni del Sud, dove le persone provenienti da altri
paesi sembrano rivolgere la loro attenzione solo dalla
fine degli anni '90.
2) Se le domande poste sopra sono legittime in sé,
va messo in evidenza che per alcune scuole specifiche
divengono ancor più pressanti. Sono le scuole
dove più alto è il numero di alunni stranieri
e che subiscono l'effetto di concentrazione, due fra
tutte, l'Istituto Comprensivo di Condofuri-Roghudi e
la Scuola Media De Gasperi di Reggio Calabria, che possono
costituire caso a sé (ma anche diventare istituti
pilota di buone pratiche di integrazione e multiculturalità).
Le scuole con oltre trenta alunni di altre nazionalità
iscritti sono undici (vedi tab. 25), pertanto è
in prevalenza su quelle che andrebbe rivolta l'attenzione
sia per ricavare buone prassi sia per focalizzare l'analisi
sulle modalità del fenomeno dell'interculturalità
diffusa e del suo sviluppo
3) Negli ultimi anni le aree geografiche di provenienza
(vedi tab. 13) si sono moltiplicate, con forte incremento
di iscritti di nazionalità dell'est europeo.
Fra le dieci nazioni rappresentate da oltre cinquanta
alunni iscritti, oltre al Marocco, che con 491 alunni
è il paese più rappresentato, elenchiamo
in ordine Romania, Ucraina, Bulgaria, Polonia, Albania
e Russia dal versante dell'Europa orientale e Filippine,
India e Cina dell'est asiatico. Questo dato è
un'indicazione di politica generale e specificamente
di politica formativa e culturale, poiché gli
studenti rappresentano altrettante famiglie che intendono
integrarsi, pertanto la presenza di mediatori culturali
e linguistici di quest'area dovrebbe essere contemplato
nelle priorità di una politica attiva di integrazione.
Diritto all'istruzione:cosa prevedono
le norme
I minori stranieri presenti sul territorio nazionale
hanno diritto all'istruzione indipendentemente dalla
regolarità del loro soggiorno, nelle forme e
nei modi previsti per i cittadini italiani.
L'iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane
di ogni ordine e grado avviene nei modi e alle condizioni
previsti per i minori italiani. Essa può essere
richiesta in qualunque periodo dell'anno scolastico.
I minori stranieri privi di documentazione anagrafica
ovvero in possesso di documentazione irregolare o incompleta
sono iscritti con riserva, cosa che non pregiudica il
conseguimento dei titoli conclusivi dei corsi di studio
dei vari ordini di scuola.
In mancanza di accertamenti negativi sull'identità
dichiarata dell'alunno, il titolo viene rilasciato all'interessato
con i dati identificativi acquisiti al momento dell'iscrizione.
I minori stranieri soggetti all'obbligo scolastico vengono
iscritti alla classe corrispondente all'età anagrafica,
salvo che il collegio dei docenti deliberi l'iscrizione
a una classe diversa.
L'accoglienza
In presenza di alunni stranieri si pone in primo luogo
il tema dell'accoglienza. La scuola deve tener presenti
le condizioni di disagio generale delle famiglie e,
in particolare, i problemi conseguenti allo sdradicamento
del ragazzo dall'ambiente originario.
Nelle scuole materne l'incontro con le famiglie e con
il bambino passa da una prima fase di accoglienza alla
conoscenza e all'interazione vera e propria. Tutto ciò
deve avvenire creando una serie di opportunità
per aiutare il bambino a familiarizzare con l'ambiente
attraverso il linguaggio dei sensi, della gestualità,
del movimento, l'uso del disegno, delle immagini e delle
varie forme del linguaggio verbale.
Con riferimento ad ogni ordine e grado scolastico, la
socializzazione tra studenti italiani e stranieri(anche
attraverso le attività ludiche e i linguaggi
non verbali)è il primo presupposto per lo svolgimento
delle attività interculturali comuni ed elemento
di facilitazione per l'apprendimento dell'italiano come
seconda lingua da parte degli stranieri, in situazione
di "piena immersione".
Per l'organizzazione di corsi di lingua e cultura d'origine
richiesti da gruppi etnici concentrati sul territorio,
soccorrono, in mancanza di risorse specifiche, gli interventi
degli enti locali e delle comunità degli immigrati.
Le scuole sono chiamate ad agevolare queste iniziative,
assicurando il collegamento programmatico con le proprie
attività e fornendo, per quanto possibile, locali
e attrezzature.
Considerazioni finali
Centonovantuno cittadinanze nel Paese censite dal Ministero
della Pubblica Istruzione significano 191 modi di ascoltare
la stessa lezione sulle civiltà greche e romane,191
abitudini,191 varianti in termini di usanze,abbigliamento,religioni,riti,cerimonie,modi
di guardare il mondo.
Nelle scuole della nostra provincia, anche laddove non
insiste la presenza di alunni stranieri, si realizzano
da tempo progettualità mirate alla educazione
interculturale. Ma non ci nascondiamo che, tra le difficoltà
che determinano l'insuccesso scolastico, la barriera
linguistica e culturale è quella più rilevante,
primo anello di una catena di esclusioni che si amplificano
via via che si sale nel grado di istruzione. Non c'è
dubbio che bisogna attrezzarsi con la presenza di mediatori
culturali, di facilitatori didattici,con i corsi di
appoggio e di tutoring per gli alunni stranieri, col
sostegno economico più allargato alle scuole
che ospitano numeri alti di immigrati.
E' necessario fare rete tra scuole della stessa zona
che possano,ad esempio,utilizzare gli stessi insegnanti
facilitatori e gli stessi laboratori di lingua italiana.
Quello del mediatore linguistico e interculturale è
un mestiere in tumultuosa ascesa,che è riduttivo
liquidare come semplice interprete.Su queste figure
è il caso che gli Enti Locali comincino a pensare
alla costituzione di un albo al quale iscriversi dopo
un processo formativo omogeneo,cui attingere per l'impiego
sul territorio.
Ma la scuola è solo uno degli elementi dell'integrazione.
Conta poi il quartiere dove si abita. Dove poi ciascuno
sta con chi gli assomiglia.
E allora non si può immaginare che ogni istituzione,
sia essa pubblica o privata, possa da sola fornire risposte
soddisfacenti ai problemi complessi dell'emarginazione
e dell'esclusione socio-culturale.
Quindi non si può pensare ad una azione educativa
della scuola che sia avulsa dal contesto educativo della
città e, viceversa, le azioni di una amministrazione
comunale sarebbero velleitarie se non sono coordinate
con le azioni di tutti gli altri soggetti, di cui la
scuola è uno dei più importanti.
Occorre affrontare il problema con un rafforzamento
della cooperazione tra scuola e città e nell'attuazione
di politiche efficaci di integrazione sociale.
In nessuna città si può pensare che la
multiculturalità di fatto possa trasformarsi
davvero in interculturalità senza che ci si impegni
in una azione politica che tenga conto della stretta
interazione tra versante educativo e quello socioeconomico.
I comuni e la scuola sono chiamati a costruire un progetto
comune sulla base di scelte e strategie concordate tenuto
conto del contributo specifico di competenze.
Le numerose esperienze che vengono realizzate in altrettante
istituzioni scolastiche, per lo più della scuola
di base, dove si concentra la maggiore presenza di alunni
stranieri, hanno bisogno di essere supportate da strutture
di accoglienza, soprattutto nel periodo extra-curriculare,
anche utilizzando le stesse strutture scolastiche, opportunamente
adattate ad un tipo di attività dopolavoristica.
Solo così la scuola, ed in particolare la scuola
di periferia, dell'entroterra collinare e montano, che
spesso rappresenta l'unica agenzia educativa presente
sul territorio, potrà rispondere alle finalità
di comunità territoriale educante aperta a tutti
indistintamente ragazzi e adulti.
Da tempo andiamo ripetendo che è necessario stipulare
una intesa specifica tra Enti per il raggiungimento
di questa finalità, in raccordo con le diverse
realtà, quartieri, distretti ed in particolare
con le comunità di appartenenza e le associazioni
degli immigrati.
Occorre attivare un Centro di documentazione- laboratorio
per un'educazione interculturale, quale organo di raccordo
e di coordinamento interistituzionale a carattere provinciale.
Un centro con lo scopo di individuare, promuovere e
costruire supporti scientifici, culturali e strumenti
da mettere a disposizione di enti, istituzioni, associazioni,
gruppi di volontariato, per l'alfabetizzazione linguistica
e sociale e della formazione professionale degli adulti
stranieri.
Il Centro potrebbe mirare ad una più specifica
qualificazione dei percorsi scolastici ed extrascolastici
per i minori.
Il fenomeno immigratorio è dunque, ormai stabile,
radicato nella realtà quotidiana. Non sono più
dinamiche passeggere ma inserite in un panorama nazionale
ed internazionale che è cambiato.
E' crescente allora l'interrogativo su quale pluralismo
stiamo creando nella nostra società, ed è
crescente anche il livello di mescolanza esistente nelle
attività economiche specifiche. Ad esempio il
tema del contributo delle minoranze etniche all'economia
italiana è di grande attualità, sia nei
settori di lavoro usuranti, abbandonati dagli italiani,
sia in quelli del commercio e dell'artigianato e nei
servizi alla persona.
E' avvertito il problema dell'adeguamento delle politiche
culturali, e questo apre nuovi interrogativi.
In passato ci si chiedeva come si fa a considerare straniero
un bambino di sei anni; oggi ci chiediamo come si fa
a considerare straniero un bambino che è nato
in Italia, senza legami, se non familiari, con il contesto
culturale d'origine. Vanno cioè radicalmente
cambiate le categorie con cui si tratta la questione.
E' evidente che lo stesso lessico è soggetto
ad innovazione: se invece di stranieri immigrati cominciano
a parlare di nuovi cittadini non è solo perché
siamo alla ricerca di nuove formule retoriche, ma perché
non possiamo più considerare le persone nate
nel nostro Paese e che vi hanno impostate una professione
dei "passeggeri in attesa di scendere".
Questo è un segno di profondo rinnovamento anche
nel modo di vedere la questione dei flussi e delle migrazioni
demografiche in corso.
Di fronte a questi cambiamenti è evidente che
sono necessarie politiche per la convivenza. Sarebbe
un grave errore considerare che questo cambiamento possa
avvenire in modo graduale e automatico, risolvendosi
da soli i conflitti interni che può comportare.
Impostare politiche per la convivenza significa individuare
obiettivi, creare strutture, mettere a disposizione
risorse, verificare come sta cambiando la nostra società
e da questo punto di vista la scuola è un soggetto
protagonista e sta già facendo il suo lavoro,
e con grande senso di responsabilità ed in un
contesto anche di profondo travaglio e rinnovamento.
Prof. GUIDO LEONE
Coordinatore Prov.le Politiche Giovanili USR Calabria
Dr. ALESSANDRO PETRONIO
Psicologo -Collaboratore Fondazione Zancan
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